Ultimo modello di tifoso: il razzista azzurro

 

Riportiamo, tanto per far vivere ogni tanto il sito, e a dispetto degli altri soci che parlano parlano ma alla fine non fanno una mazza, un articolo da un sito di tifosi interisti, ma che mette in luce un fenomeno orribile di cui siamo stati testimoni in svariati forum di tifosi: l’emergere di un razzismo per nulla velato che si riassume nella frase "non esiste un negro italiano". Ci spiace per tutti i nazistoidi in giro per gli stadi e per i loro soci qualunquisti, esiste, ed è fortissimo.

scritto da watergate
venerdì, 05 settembre 2008
alle 09:52

   La
galleria dei pagliacci da circo mascherati da tifosi di calcio è ricca
e variopinta come un museo di storia naturale, ma l’ultimo esemplare
arrivato e messo in mostra suscita più ribrezzo di un singolo dance di
Gigi D’Alessio. Non che non ci siamo abituati, beninteso. Una
delle peggiori eredità di Calciopoli è lo juventino incazzato col
mondo, che pensa di essere vittima di un complotto planetario ordito da
una personalità che prima giudicava demente e adesso reputa capace
delle peggiori diavolerie.
Non starò a rovinarvi il fegato con
della bassa sociologia. Gli juventini hanno sempre rubato e lo sanno
bene. Vivono questo dramma interiore scaricando le colpe sugli altri,
nonostante abbiano commesso le peggiori ruberie della storia dello
sport. Ora, aggiungete a questa già preoccupante paranoia un pizzico di
xenofobia, del sano orgoglio razzista e troverete pronto il nuovo
orrido esemplare che da tempo urla negli stadi e scaccola nei forum dei
principali siti italiani al grido di "Non Esiste Un Negro Italiano",
già sentito durante il Trofeo Tim. L’anti-interista razzistoide che non
vuole Balotelli in quanto nero e figlio di genitori ghanesi.

   La storia di Balotelli è da copertina, meravigliosa, indice di
quella integrazione che – a parer mio – arricchisce un popolo. Io ho le
mie idee politiche ma so per certo che uno dei migliori modi per
progredire è integrarsi, al di là delle naturali esigenze di sicurezza
che possiamo desiderare in un dato momento storico (e in particolari
condizioni… non entro nel merito della polemica politica, non è la
sede). Tuttavia, a Mario Balotelli alcuni tifosi anti-interisti (e
saranno sempre di più dato che l’ignoranza impregna più della saggezza)
vorrebbero impedire, da italiano come loro, di vestire la casacca della
Nazionale. Ecco alcuni commenti fatti passare dalla moderazione del sito della Gazzetta dello Sport.

Badboy83 (milanista e sardo come me): "Sei fortissimo ma non basta avere il cognome italiano per la maglia azzurra… sei ghanese onora quella maglia". Member 189076 (sembrerebbe di Arcore) ci pensa su e dichiara: non credo sia giusto portarlo in Nazionale.
Un tizio chiamato Bergarich ci va duro con lo stereotipo del calciatore
africano, mettendo in dubbio l’età di SuperMario (registrato
all’anagrafe di Palermo!):  "Credo che dovrebbero studiare il
fisico di questo calciatore. Non ho mai visto un calciatore con quel
fisico a 17 anni. Secondo me ha quasi 30 anni
". L’aggravante di proporre la cura in stile T4 non è niente male. Il Fenomeno27 ha paura del melting-pot, rispolverando un vecchio refrain caro a Le Pen: "Tra poco l’Italia assomiglierà alla Francia, che delusione!". E così via. Gente decerebrata che dice "purtroppo ci toccherà vederlo in Nazionale" si trova anche qui, altrove si fa ancora ricorso al colore della pelle per determinare la nazionalità. Qui pure c’è tanta spazzatura. Qua siamo al delirio. Siccome tutto il mondo è paese ne accomuna più la stupidità che l’intelligenza: non mancano i tifosi interisti "contrari" a SuperMario.

   Ecco, se c’è un segnale che la scuola italiana ha completamente
fallito il proprio obiettivo, negli ultimi 25 anni, è questo: degli
stupidi sgrammaticati che scrivono cose indicibili degne di peggior
causa.

da bauscia.splinder.com

[Calcio metafora] Donadoni e la memoria

Italia-Olanda 0-3

Siamo
un paese senza memoria, in cui i colpi bassi arrivano anche da quei
pochi uomini che decidiamo di supportare. Perfino nel calcio,
passatempo godurioso che seguiamo ormai senza passione, ma con
attenzione e curiosità tattica immutata. E così
Donadoni da simpatico diventa una delle nuove cause perse, mettendo
in campo – all’esordio dell’Europeo – una squadra che ha ricordato il
Genoa all’esordio in A: 0-3 dal Milan e l’idea che uomini e
allenatore fossero vagamente allo sbaraglio nella competizione da
affrontare. Non di categoria, per dire.




Si diceva della
memoria: non ci ricordiamo le leggi razziali e Donadoni non ricorda
il campionato appena concluso. O abusa di erba (perdita della memoria
breve) o anche lui è vittima della presunzione tutta
sacchiana. Quello che pensava di trasformare un bomber (Signori) in
un difensore, tanto per intenderci. Quello che pensava di avere
inventato il calcio, anche.
 
Quali sono stati i segnali del
recente campionato? Che il Milan è cotto. Che il Palermo ha la
terza peggiore difesa del campionato. Che Materazzi è
inguardabile. Che Camoranesi ha fatto un’annata agghiacciante.


Ieri
contro l’Olanda l’Italia ha schierato: il centrocampo del Milan
(mentre i tonici romanisti Perrotta, De Rossi e Aquilani si
sbaciucchiavano con le mogli e giocavano a nascondino con i figli,
tanto non sarebbero mai entrati), Materazzi, Barzagli e Camoranesi
(con Cassano in panchina. E se un genoano urla al sacrilegio, ci sarà
un motivo!). Perché? Mistero.




E ancora. Come diceva il
maestro Brera, i nostri successi sono sempre arrivati quando abbiamo
giocato seguendo antropologiche regole applicate al calcio. Che paese
è l’Italia? Un paese di carogne, di pecoroni, di meschini,
ignavi, gente senza coraggio, timorosa e forte solo con i deboli
, che
dà il meglio (o il peggio a seconda della visuale) quando
scatta l’emergenza. Ed ecco i furbetti, l’astuzia, il “dimmelo tu
che te lo dico io”
. Tradotto in calcio: dietro a fare finta di
morire piangendo e invocando Padre Pio e quando meno te lo aspetti
ecco la furbata (cadute, falletti e contropiede) e bestemmia come
esultanza. Siamo così.




Invece Donadoni sceglie il
tridente. Però, forse per rispetto delle nostre
caratteristiche storiche, o per paura dei giornalaia allenatori, lo
maschera: e così Di Natale e Camoranesi seguono i folletti
olandesi posti tra le linee (Snejder e Van Der Vart) e ballano in
continuazione, senza difendere e senza avere il pelo per l’attacco,
sbilanciando una squadra che a tratti è apparsa più in
balia
di se stessa che non degli avversari.




Ora a questo
punto contro i rumeni è il dramma sportivo. Preferiamo un
successo di Mutu e compagni che minimamente vendichi le angherie che
sopportano i loro connazionali in Italia, o in fondo il calcio non è
la politica e quindi auguriamoci di asfaltarli e andare avanti,
almeno mantiene un po’ di interesse questo Europeo che, se non ci
fossimo stati noi a beccare tre pere, sarebbe uno dei più
noiosi, insipidi e meno interessanti della storia?


Euro2012: Alla fiera dell’Est

Smacco, delusione, verdetto sorprendente: a organizzare gli Europei di calcio del 2012 saranno Polonia e Ucraina. Per l’Italia addio a un bel gruzzolo, circa 900 milioni di euro, e un restyling di immagine che avrebbe forse permesso di dimenticare gli scandali e i mali del calcio italiano. La vittoria della strana coppia, Polonia e Ucraina, è stata annunciata ieri mattina a Cardiff dall’Uefa, per bocca del suo presidente Platini, le cui parole hanno trasformato i baldanzosi sguardi dell’intellighenzia italiana, in volti torvi e rassegnati. Il video che gira su Internet è già leggenda.
Quasi nessuno aveva dubbi alla vigilia, l’Italia era considerata – e si considerava – la favorita. «Siamo o non siamo i campioni del mondo?», sembrava sussurrare ogni passo a Cardiff della nostra delegazione. Ancora durante il week end sportivo i pronostici di editorialisti e ospiti delle trasmissioni televisive non avevano dubbi disfattisti: vinceremo. E invece ha vinto l’accoppiata Polonia Ucraina, con un punteggio netto nelle votazioni, per la felicità di Sergei Bubka, ex primatista di salto con l’asta, membro del comitato di sostegno alla candidatura ucraina che avverte, «è un nuovo slancio per i paesi dell’Est».
Il post voto è un susseguirsi di teorie e motivazioni che riguardano le cause della sconfitta e ce n’è per tutti: dalla congiura di Platini, allo scarso peso del Governo, dalla scelta politica dell’Uefa di dare una chance sportiva ai nuovi orizzonti a est della Comunità europea, ai nuovi sviluppi di Calciopoli, alla morte di Raciti e la violenza generale che aleggia nel calcio italiano.
 
 

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