[Calcio metafora] Donadoni e la memoria

Italia-Olanda 0-3

Siamo
un paese senza memoria, in cui i colpi bassi arrivano anche da quei
pochi uomini che decidiamo di supportare. Perfino nel calcio,
passatempo godurioso che seguiamo ormai senza passione, ma con
attenzione e curiosità tattica immutata. E così
Donadoni da simpatico diventa una delle nuove cause perse, mettendo
in campo – all’esordio dell’Europeo – una squadra che ha ricordato il
Genoa all’esordio in A: 0-3 dal Milan e l’idea che uomini e
allenatore fossero vagamente allo sbaraglio nella competizione da
affrontare. Non di categoria, per dire.




Si diceva della
memoria: non ci ricordiamo le leggi razziali e Donadoni non ricorda
il campionato appena concluso. O abusa di erba (perdita della memoria
breve) o anche lui è vittima della presunzione tutta
sacchiana. Quello che pensava di trasformare un bomber (Signori) in
un difensore, tanto per intenderci. Quello che pensava di avere
inventato il calcio, anche.
 
Quali sono stati i segnali del
recente campionato? Che il Milan è cotto. Che il Palermo ha la
terza peggiore difesa del campionato. Che Materazzi è
inguardabile. Che Camoranesi ha fatto un’annata agghiacciante.


Ieri
contro l’Olanda l’Italia ha schierato: il centrocampo del Milan
(mentre i tonici romanisti Perrotta, De Rossi e Aquilani si
sbaciucchiavano con le mogli e giocavano a nascondino con i figli,
tanto non sarebbero mai entrati), Materazzi, Barzagli e Camoranesi
(con Cassano in panchina. E se un genoano urla al sacrilegio, ci sarà
un motivo!). Perché? Mistero.




E ancora. Come diceva il
maestro Brera, i nostri successi sono sempre arrivati quando abbiamo
giocato seguendo antropologiche regole applicate al calcio. Che paese
è l’Italia? Un paese di carogne, di pecoroni, di meschini,
ignavi, gente senza coraggio, timorosa e forte solo con i deboli
, che
dà il meglio (o il peggio a seconda della visuale) quando
scatta l’emergenza. Ed ecco i furbetti, l’astuzia, il “dimmelo tu
che te lo dico io”
. Tradotto in calcio: dietro a fare finta di
morire piangendo e invocando Padre Pio e quando meno te lo aspetti
ecco la furbata (cadute, falletti e contropiede) e bestemmia come
esultanza. Siamo così.




Invece Donadoni sceglie il
tridente. Però, forse per rispetto delle nostre
caratteristiche storiche, o per paura dei giornalaia allenatori, lo
maschera: e così Di Natale e Camoranesi seguono i folletti
olandesi posti tra le linee (Snejder e Van Der Vart) e ballano in
continuazione, senza difendere e senza avere il pelo per l’attacco,
sbilanciando una squadra che a tratti è apparsa più in
balia
di se stessa che non degli avversari.




Ora a questo
punto contro i rumeni è il dramma sportivo. Preferiamo un
successo di Mutu e compagni che minimamente vendichi le angherie che
sopportano i loro connazionali in Italia, o in fondo il calcio non è
la politica e quindi auguriamoci di asfaltarli e andare avanti,
almeno mantiene un po’ di interesse questo Europeo che, se non ci
fossimo stati noi a beccare tre pere, sarebbe uno dei più
noiosi, insipidi e meno interessanti della storia?


Giro giro tondo

A un anno dai tragici eventi di calciopoli, e con in vista solo una spolverata mediatica di calciopoli bis (che senza qualcuno che parli difficilmente diventerà meno ridicola della sua prima versione), facciamo un po' di verifiche su quanto sia cambiato il mondo  del calcio alla ricerca di credibilità e pulizia.

 

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Galliani, luci…e ombre

«Il Milan del futuro dovrà ricordare l’organizzazione di società come Warner Bros e Walt Disney».

Lo ha detto Adriano Galliani qualche tempo fa. Sicuramente il calcio italiano futuro, e passato, è sempre apparso in bilico tra produzioni di teatro dell'assurdo e commedia dell'equivoco italiana. Adriano Galliani ha visto oggi diminuire la sua pena inflitta nei processi sportivi di calciopoli: dal 23 dicembre sarà di nuovo nelle sue piene potenzialità di dirigente milanista. Alzi la mano, in prima battuta, chi si accorgerà della differenza, che tanto siamo in Italia.


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