[Calcio Metafora] L’Italia è in Europa

Sui libri di storia di solito c’è
scritto “si respirava un clima generale di paura e odio”. Sui
giornali sportivi si accenna soltanto a incroci pericolosi e retate
dei birri (europei) contro i cattivoni nazi. Poi fine, che il calcio
ci deve fare rilassare. In realtà però questo inizio di
Europeo, oltre a fornire spettacoli squallidi (vedi Romania Francia)
ha dato in pieno l’idea di cosa significhi sentirsi in Europa. Si sa
che noi italiani quando facciamo le cose le facciamo per bene. Siamo
in grado, di solito, di capire da che parte tira il vento e remare
immediatamente in quella direzione. Anche prima di altri. E allora la
barbarie italiana non sembra stupirci, dando un occhio a quello che
gira intorno all’Europeo di calcio.

Calcisticamente parlando,
ad esempio, vedere i polacchi contro i tedeschi, si fa presto a
decidere per chi tifare. I panzer ad ogni corsetta o passaggio
sembrano urlare Anschluss. Ad ogni cross, sembrano marciare
in migliaia, uniti e compatti a riempire aree di rigore come fossero
piazze. Poi quella fascia nera sulla maglietta, che non preannuncia
niente di buono. Invece loro i polacchi, hanno la maglietta rossa.
Anche se il brand è Puma, lo stesso dell’Italia, della
Svizzera, dell’Austria (tutte perdenti: porta mica sfiga?) sembra una
di quelle divise delle squadre dell’est dei pre Ottanta. Strette e un
po’ sfigate. Sarà quella scritta a destra, Polska e
quel baffetto dietro. Molto Goodbye Lenin. Poi dopo 5 minuti li
infila proprio lui, Podolsky, il centravanti polacco (ma che gioca
con la Germania) che gli servirebbe, per aiutare il suo connazionale
Smolarek, occhi spenti e fisico sfigato: sembra appena uscito di
nascosto da un corso di marxismo per andare a pregare sulla tomba di
Woitila.

E invece il panzer acquisito ne mette dentro
un’altra e fa la faccia triste. Qualcuno pensa: hai fatto gol,
esulta! Se sei così triste potevi pensarci prima e scegliere
di giocare con i tuoi fratelli polacchi. La pensa così un ex
ministro nazionalista polacco: via la cittadinanza a quel bastardo!
Ma non solo. I tedeschi sono stati zitti, dopo, ma anche prima:
quando un quotidiano polacco ha mostrato l’immagine del mister
polacco (che polacco non è) tenere tra le mani lo scalpo di
Ballack e del tecnico tedesco. Agghiacciante e perfetto: le due teste
penzolanti avevano gli occhi chiusi. Quando si dice l’attenzione ai
dettagli. E finisci che godi alla doppietta del polacco tedesco. Ben
vi sta. E poi siete la terra del Papa che ha sconfitto il comunismo:
non ve lo perdoneremo mai.

Ognuno quindi si incita e aizza a
proprio modo, in un clima che viene da rimpiangere quelle belle
gradinate carioca o africane che si vedono ai mondiali. E’ la vecchia
Europa che annega nella sua merda, invece, quella che vediamo nel suo
riflesso calcistico e di tifo.

Per caricarsi prima delle
partite Materazzi – simbolo della perfidia e della cattiveria
calcistica – aveva detto di ascoltare Notti Magiche, innocuo, mi
pare. Bilic, mister della Croazia, invece intona canti nazisti degli
ustascia e pretende che i suoi giocatori cantino insieme a lui. La
cosa grave non è la scelta di Bilic. E’ che tutti i giocatori
cantano. E per non farli sentire soli, la stessa canzone (una hit
nazi croata) la cantano anche i loro tifosi. Se si aggiungono i nazi
tedeschi, i nazi austriaci e i consueti tricolori littorici italiani,
quel solito nasino all’insù dei francesi e gli inglesi che non
ci sono ma che decidono che Modric (lo conoscete?) è il quinto
– o il quarto e comunque viene prima di Ibra, per dire – migliore
giocatore europeo solo perché ha fatto fuori loro, dobbiamo
sperare davvero che passino questi vecchi europei e arrivino i
mondiali con altre civiltà che si affacceranno allo stadio e
ci diranno: fate proprio cagare, europei!

Euro2012: Alla fiera dell’Est

Smacco, delusione, verdetto sorprendente: a organizzare gli Europei di calcio del 2012 saranno Polonia e Ucraina. Per l’Italia addio a un bel gruzzolo, circa 900 milioni di euro, e un restyling di immagine che avrebbe forse permesso di dimenticare gli scandali e i mali del calcio italiano. La vittoria della strana coppia, Polonia e Ucraina, è stata annunciata ieri mattina a Cardiff dall’Uefa, per bocca del suo presidente Platini, le cui parole hanno trasformato i baldanzosi sguardi dell’intellighenzia italiana, in volti torvi e rassegnati. Il video che gira su Internet è già leggenda.
Quasi nessuno aveva dubbi alla vigilia, l’Italia era considerata – e si considerava – la favorita. «Siamo o non siamo i campioni del mondo?», sembrava sussurrare ogni passo a Cardiff della nostra delegazione. Ancora durante il week end sportivo i pronostici di editorialisti e ospiti delle trasmissioni televisive non avevano dubbi disfattisti: vinceremo. E invece ha vinto l’accoppiata Polonia Ucraina, con un punteggio netto nelle votazioni, per la felicità di Sergei Bubka, ex primatista di salto con l’asta, membro del comitato di sostegno alla candidatura ucraina che avverte, «è un nuovo slancio per i paesi dell’Est».
Il post voto è un susseguirsi di teorie e motivazioni che riguardano le cause della sconfitta e ce n’è per tutti: dalla congiura di Platini, allo scarso peso del Governo, dalla scelta politica dell’Uefa di dare una chance sportiva ai nuovi orizzonti a est della Comunità europea, ai nuovi sviluppi di Calciopoli, alla morte di Raciti e la violenza generale che aleggia nel calcio italiano.
 
 

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