[Repost] Maroni e la tessera contro i tifosi. Per bene.

 

[questa della "tessera del tifoso" e’ una tale porcata fascistoide che ha smosso l’intestino pure a gianni mura, che non ha mai mostrato particolare simpatia verso ultras e tifoserie piu’ o meno "calde"…]

Occuparsi di sport, di calcio in particolare, ha i suoi lati positivi. Per esempio, potrei rivolgermi al ministro Maroni a proposito della sua direttiva sulle trasferte dei tifosi ignorando altre e più drammatiche trasferte sul Canale di Sicilia. Potrei ma non posso. Solo due considerazioni. E’ ben strano l´atteggiamento di molti leghisti. Si propongono come i più accaniti difensori dei valori dell´Occidente cristiano e appena qualche vescovo o qualche prete dice qualcosa che non gli torna lo mandano brutalmente a scopare il mare (è un modo dire milanese, va inteso come ramazzare l´oceano e, in greco, farebbe parte degli adùnata). Poi (prima regola: negare comunque, o almeno mettere in dubbio) è piuttosto atroce il loro far di conto. I 5 vivi dicono che erano in 73, morti recuperati 14 (vado a memoria). E fanno 19, dove sono gli altri 54? Come se il mare fosse un bancomat, una cassetta di sicurezza, ancora un po’ e gli si chiede la ricevuta. Ma si sa che i conti devono tornare (a casa loro anche loro, così imparano).

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Vita da steward lombrosiani

Negli stadi italiani oltre i 7500 posti l’obbligo di avere cittadini in
pettorina gialla addestrati a controllare i tifosi. Ecco come li hanno
preparati
Roberto Anchini mostra tutti i documenti, le schede di valutazione, il
materiale sulla scrivania, sparse nel piccolo ufficio. Bisogna fare in
fretta e bene, perché ci sono delle regole, dei controlli, ispezioni. E
naturalmente soldi che ballano, professionalità da rispettare e ritorno
mediatico da attendere.

Dal 1 marzo anche lo stadio di Genova, come tutti gli stadi italiani la
cui capienza supera i 7500 posti, dovrà attrezzarsi con gli steward di
ordinanza. Anchini, attraverso la cooperativa Atform, ne cura la
formazione. Conosce a memoria il decreto dell’8 agosto 2007, è andato a
Coverciano a seguire gli incontri preparatori, si è, a suo modo,
industriato per superare alcuni punti oscuri e domande cui trovare
risposte. Come, ad esempio, assicurarsi che un candidato steward possa
dimostrare la propria estraneità all’uso di droghe, alcool, a sintomi
daltonici, elementi psicopatologici, in poco e rapido tempo?
Certificato del medico curante: è ok anche per l’Osservatorio.
Omologato. Nella sede della cooperativa sono in corso le lezioni che
servono a fare crescere bravi e responsabili steward. E’ la prima parte
della preparazione: la teoria. Due classi da 25 persone l’una, età che
varia dai 21 anni ai 55: corso psicologico, giuridico, primo intervento
sanitario e ordine pubblico. Quest’ultimo risulta il più interessante:
capire come un funzionario di polizia spiega ai futuri steward le
caratteristiche del decreto, insieme alle valutazioni sull’ordine
pubblico allo stadio da parte di chi lo gestisce da tempo immemore. A
Genova uno degli insegnanti è Carlo Di Sarro, vicequestore vicario
della questura ligure. Imputato al processo Diaz per essere uno dei
firmatari dei verbali (considerati falsi dalla procura) di arresto e
perquisizione della «macelleria messicana» del 20 luglio 2001, il suo
nome è presente anche nelle recenti intercettazioni che tirano in ballo
De Gennaro e Manganelli. Con Di Sarro si può solo scambiare qualche
rapida battuta: una telefonata al capo di gabinetto della questura di
Genova, Sebastiano Salvo e la lezione, improvvisamente, diventa a porte
chiuse. A nessuno, sicuramente ad alcuni, è permesso di ascoltarla. Un
inizio un po’ così in quella che dovrebbe essere una nuova fase di
trasparenza e buon senso nella gestione degli stadi, proprio nel
momento in cui a controllare i cittadini, saranno altri cittadini e non
pubblici ufficiali.

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La politica è mobile qual piuma al vento (riassunto di cosa è cambiato dopo i fatti di Catania)

Bene, ormai sono passate due settimane dai fatti di Catania e possiamo elaborare con una dignitosa prospettiva le loro conseguenze. Diciamo subito, così per non confondersi, che l'Italia si conferma una Repubblica delle Banane, dedita al trasformismo (ah, il caro vecchio Giolitti…) e all'emergenzialismo becero, giustizialista e ipocrita.

I fatti di Catania hanno scatenato l'inferno solo perché a rimanere ucciso è un rappresentante delle forze dell'ordine. Ben riassume questo punto di vista uno striscione doriano ieri: "I morti meritano tutti rispetto, anche quelli che vi dimenticate". Come di consueto in queste situazioni diventa tabù cercare di parlare del problema indipendentemente dai fatti. In tutto il marasma, il più ignobile dei personaggi del calcio italiano, Antonio Matarrese, è l'unico che getta a terra la maschera dell'ipocrisia, rivelando un ammirabile cinismo: "Lo spettacolo deve continuare". Ed è proprio questo che succederà.

Di fatto le conseguenze legislative dei fatti di Catania sono un decreto legge in alcuni passaggi palesemente incostituzionale (in quanto istituisce non solo un generico reato di opinione, ma anche pene comminate sulla base del sospetto, cosa palesemente contraria all'ordinamento giuridico per come lo conosciamo). Il dibattito politico riabilita la legge Pisanu che tutti avevano criticato, e che in assenza di idee migliori diventa magicamente un toccasana: stranezze delle mutazioni nelle opinioni politiche. 

 

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Quanta retorica, quanta ipocrisia per dire: repressione, repressione, ordine, severità

''' da liberazione del 06.02.07''' 

Quanta retorica, quanta ipocrisia per dire: repressione, repressione, ordine, severità
di Massimo Ilardi
 
Condannare la violenza è giusto, ma condannarla con argomenti che fanno rabbrividire la ragione vuol dire esercitare la stessa violenza che è esplosa sulle strade di Catania.
 
 

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