Biglietto biglietto delle mie brame, chissà sei finito in quali trame?

 

Vedete, c’è sempre qualcosa di strano in come funzionano i biglietti per le partite di calcio. E’ anche strano che nessuno si ponga questo problema, mentre il problema della violenza degli stadi e di altre mille folate di fumo negli occhi diventano di primaria importanza. Forse, viene il dubbio, che alcune cose che non funzionano nel calcio italiota sono tollerabili perché difficili da affrontare seriamente, mentre altre si prestano al populismo più sfrenato e alla caccia alle streghe contro "i violenti". Ovviamente fermo restando che la verità non interessa a nessuno, come dimostrano la vicenda Raciti, di cui nessuno parla più dato che il pm titolare dell’inchiesta sa bene che per l’omicidio non potrà imputare nessuno se non i colleghi di Raciti stesso, o anche la vicenda di Gabriele Sandri che ripercorre comicamente quella di Carlo Giuliani. Quando un uomo in divisa spara, c’è sempre un sacco di roba tra il proiettile e la vittima, un sacco di roba che basta a scagionare l’uomo in divisa. Ma anche questi sono misteri italiani destinati a fare pagine e pagine di storia popolare.

Tornando ai biglietti vorrei citare due esempi abbastanza banali, ma che pongono alcune domande: l’andata e il ritorno tra Inter e Liverpool per gli ottavi di finale di Champions League 2007/2008. Per l’andata, nello spicchio del settore ospiti di Anfield, sono a disposizione 3000 biglietti. Curiosamente non si riescono a comprare in una banca o online, perché nel giro di due ore tutti i biglietti erano esauriti, a un prezzo di 50 euro, più una cifra variabile tra i 200 e i 300 euro da pagare a chi ti ha preso il biglietto per il viaggio e il pernottamento. Già perché in pratica l’acquisto dei biglietti uno non può farlo individualmente, ma deve passare attraverso alcuni Inter Club – provate indovinare di che zona dello stadio – che ti offrono il pacchetto intero oppure nulla. Certo, è molto democratico, e sicuramente non è un problema da nulla rispetto alla "violenza negli stadi", ma ai tifosi normali, che vorrebbero comprarsi un low-cost e prenotarsi un ostello, per andare a vedere la propria squadra ad Anfield, sembra molto simile alla mafia. Ma sicuramente non c’entra nulla con la scarsa vivibilità degli stadi italiani.

Il ritorno sembra più praticabile: San Siro tiene 82 mila persone, di cui solo 40 mila scarse sono abbonate e possono quindi avvalersi della prelazione entro il 20 febbraio 2008. Giovedì 21 febbraio 2008, alle ore 8.30, si apre la vendita libera dei biglietti. Alle ore 9.30 sono rimasti solo 5 mila biglietti del terzo anello blu e terzo  anello verde. Alle ore 12.00 sono ormai rimasti solo un mazzetto di biglietti del terzo anello blu. Alle 13:30 l’annuncio ufficiale: biglietti esauriti. Anche in questo caso è un po’ strano: si può pensare che dopo la sconfitta ad Anfield per 2-0 i tifosi nerazzurri siano determinati a trasformare San Siro in una bolgia, ma il tarlo del dubbio non lascia spazio alla buona fede. Vorremmo che fossero resi pubblici i dati rispetto ai biglietti comprati da Inter Club e quali Inter Club e in che data: forse così sarebbe facile togliersi l’impressione che dietro ai biglietti per lo stadio, che costituiscono un misero introito per la società se comparato ai diritti televisivi, ci sia un bel giro di affari che arricchisce un po’ di "tifosi di professione", cosa che sicuramente non ha nulla a che fare con la ferocia con cui si scatenano alcune contestazioni nel momento in cui si vanno a toccare i privilegi delle curve rispetto ai tifosi normali.

Intendiamoci: da queste parti, noi saremmo felici che alcuni tifosi fossero tanto appassionati da dedicare la propria vita al club, sopravvivendo come si riesce come coordinatori di gruppi di tifosi e poi però creando nello stadio un clima di calore e di tifo senza precedenti. Ma la sensazione è che dietro la parola "gruppo organizzato di tifosi" ci sia più la voglia di esercitare potere per trarre privilegi, senza dare in cambio nulla, o peggio mettendo sul piatto della bilancia il gusto di andare allo stadio di altre migliaia di persone. Un tempo i gruppi organizzati di tifosi erano genuinamente interessati alla squadra e solo secondariamente a darsi i mezzi per sopravvivere prima come gruppo che non come individui di spicco all’interno degli stessi. Oggi forse come tutto il resto del calcio, l’economia vale molto di più della passione.

PS: facciamo l’esempio dei biglietti per la partita Inter-Liverpool perché lo conosciamo bene. Ma le indagini e le vicende della curva rossonera – tanto per restare in ambito milanese – con gente gambizzata, pestata a sangue, inseguita coltelli alla mano, per conquistare una fetta di curva non è certamente da meno nelle dinamiche che muovono i protagonisti di questa azioni. 

Da Spagna a Raciti fino all’utlimo stadio

«Nessuno
petarda, nessuno fumogena, nessuno coltella, nessuno bandiera.
Nessuno allo stadio», cantavano Elio e le Storie Tese nel 1994.
L'ironia potrebbe finire qui. Dal 1995 al 2007 sono passati 12 anni,
vari decreti legge anti violenza, molti soldi, miliardi di parole,
ogni volta uguali. Da «Spagna» all'ispettore Raciti, il
tempo ha anche constatato la sconfitta di idee da parte del mondo
ultras e la vittoria del calcio moderno. Come tra due guerre, gli
equilibri sono cambiati, la socialità si è involuta, il
«territorio stadio» sarà in ordine e disciplinato.
Non è cambiato niente, è cambiato tutto. Continue reading “Da Spagna a Raciti fino all’utlimo stadio”

Quanta retorica, quanta ipocrisia per dire: repressione, repressione, ordine, severità

''' da liberazione del 06.02.07''' 

Quanta retorica, quanta ipocrisia per dire: repressione, repressione, ordine, severità
di Massimo Ilardi
 
Condannare la violenza è giusto, ma condannarla con argomenti che fanno rabbrividire la ragione vuol dire esercitare la stessa violenza che è esplosa sulle strade di Catania.
 
 

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