La Gloria ai Posteri

 

Il 28 febbraio 2008 come ogni giorno dell’anno cadevano numerosi anniversari: tra gli altri uno di particolare interesse per questo blog era quello della morte, avvenuta per arresto cardiaco, del giornalista Giorgio Tosatti. Ieri tutti i giornali gli dedicavano almeno una pagina intera della propria sezione sportiva, in particolare un corsivo di Fabio Monti sul Corriere della Sera, dove il giornalista scriveva ultimamente la sua colonna. Premetto che questo post non è adatto ai teneri di cuore, per cui armatevi del giusto cinismo.

La domanda da cui partiamo è semplicemente: perché nel ricordare una persona che è morta, con tutto il dovuto rispetto per i defunti e per i vivi che ne soffrono ancora, si deve falsare la verità? Fabio Monti poteva tranquillamente dire che gli mancava un collega e un amico, oppure raccontare con umana nostalgia la presenza di una persona cara scomparsa un anno prima. Era proprio necessario, per lui come per tutti gli altri, parlare del suo ruolo di giornalista, soprattutto dimenticandosi la grama figura che ne è uscita dalle intercettazioni degli ultimi scandali.

Lo diciamo subito per non incorrere in facili generalizzazioni: Giorgio Tosatti non era il peggiore tra i giornalisti sportivi, non era il più venduto né il più scandaloso nel suo asservimento a chi di volta in volta rappresentava il potere. Ma non era uno stinco di santo, e quindi beatificarlo post mortem ci sembra un’operazione poco corretta nei confronti di uno sport che appassiona milioni di persone. E’ certo però che Tosatti avesse un rapporto intimo con Moggi e con tutta la cricca di persone che stavano al vertice del potere calcistico fino al 2006 (dal 199x almeno tra l’altro, molte delle quali ancora in circolazione e del tutto impunite), e che non disdegnasse le relazioni con questa banda di abietti criminali pallonari. Allora per piacere non vendeteci l’immagine dell’opinionista integerrimo e di valore. Vendeteci l’immagine di un giornalista che come mille altri si è arrangiato e che in questi giorni se fosse ancora vivo sarebbe chiaramente nella posizione simile a quella del suo collega Mario Sconcerti, agitato come un saltimbanco per capire quale sia il nuovo padrone ma senza eccedere per potersi salvare in corner qualsiasi cosa accada. Di gente con la spina dorsale il giornalismo italiano è drammaticamente sprovvista (ma questo sarà argomento di un altro post).

PS: in un’altra delle intercettazioni che ho consultato per scrivere questo post, a onor del vero e a dimostrazione di come Tosatti non fosse certo il peggiore, ma uno che faceva parte abbastanza comodamente di salotti in cui il più pulito ha la scabbia, Pairetto e Moggi si lamentano proprio delle posizioni del giornalista sul sorteggio arbitrale puro (opinione meritoria che gli va riconosciuta), e del fatto che non riescano a posizionare in cima alla selezione degli arbitri qualcuno che "faccia sembrare tutto normale". Di chi stanno parlando secondo voi? Di quale foglia di fico dal grande talento truffaldino staranno mai discutendo i due schifosi? Indovinate? Ma proprio di Pierluigi Collina, attuale designatore. A pensare male si fa peccato ma ci si azzecca sempre (soprattutto in politica) e di conseguenza per capire come vanno ancora le cose basterebbe guardarsi un po’ intorno e scegliere con cura i bersagli contro cui lanciare strali, che raramente sono i più comodi per non ammettere i propri errori.

PPS: avevo scritto di più ma la sorte informatica oggi mi è avversa.  

Gianluigi Buffon, un balilla d’oro: ci scommetto!

Buffon è stato archiviato in merito all'accusa di calcio scommesse: avrebbe infatti giocato (cifre astronomiche, su vittorie istantanee, due secondi e via mille euro…) su altre partite e in fin dei conti con i soldi suoi, ci fa quel che vuole.
Il 19 novembre 1995 Gianlugi Buffon fa il suo esordio in serie A a 17 anni, in Parma Milan, che finisce zero a zero. Da lì comincerà la sua inarrestabile carriera che lo porterà alla Juventus, alla Nazionale, alla vittoria di scudetti e coppe, compresa quella del mondo.

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Galliani, luci…e ombre

«Il Milan del futuro dovrà ricordare l’organizzazione di società come Warner Bros e Walt Disney».

Lo ha detto Adriano Galliani qualche tempo fa. Sicuramente il calcio italiano futuro, e passato, è sempre apparso in bilico tra produzioni di teatro dell'assurdo e commedia dell'equivoco italiana. Adriano Galliani ha visto oggi diminuire la sua pena inflitta nei processi sportivi di calciopoli: dal 23 dicembre sarà di nuovo nelle sue piene potenzialità di dirigente milanista. Alzi la mano, in prima battuta, chi si accorgerà della differenza, che tanto siamo in Italia.


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Palloni dorati, gambe tese, gomiti larghi. Vita di Fabio Cannavaro, calciatore.

[Premessa 1

Quest’articolo inaugura la sezione di AdMinchiam che verrà dedicata ai protagonisti del mondo dello sport. Il titolo della sezione “Vite delli uomini illustri” è uno sfacciato plagio di una sezione del Cattomoderasta, cui dobbiamo almeno una parte di ispirazione…]

 

[Premessa 2 (flashback)

Quest’articolo evidentemente inaugura anche l’attività di AdMinchiam: un occhio sullo sport ripulito da patriottismi, politicismi, buonismi e… reumatismi. Un progetto che nasce senza sapere dove andrà a finire, ma nel quale ogni contributo sarà ben accetto e incoraggiato.

Uno sputo sull’informazione sportiva così come viene propinata dai media mainstream, uno sputo regalato con le parole dell’unico, grande, Professore del mondo del calcio:

“Lei, laggiù in fondo, mi deve ascoltare. Altrimenti io sto qui a parlare ad minchiam” (Prof. Franco Scoglio, rivolto ad un giornalista in conferenza stampa).]

  

Fabio Cannavaro ha vinto il pallone d’oro 2006. Una notizia di scarsissimo interesse, è vero. Quanto è vero che scarso è l’interesse che ormai stimola il premio assegnato dalla rivista francese, una sorta di teatrino in bilico tra i “contentini” geopolitici stile Nobel per la letteratura e gli interessi commerciali alla Festival di Sanremo. Le motivazioni sono evidenti: nell’anno del mondiale bisogna premiare che ha vinto la coppa del mondo; e quando tra i vincitori manca un campione o un leader, si premia il capitano che è più facile da trovare nelle foto. Tutto qua.

Cannavaro è uno dei vincitori della coppa del mondo, rocambolescamente conquistata dalla nazionale “poropopopo” italiana… una squadra in cui i fenomeni, con Totti in ombra causa infortunio, scarseggiavano. Ed ecco che, come dieci anni fa, si ripiega sul capitano: allora fu il carismatico Sammer in una Germania campione d’europa nonostante un Klinsmann autore di un europeo anonimo, stavolta è Fabio Cannavaro. Del premio in questione, si sarà capito, mi importa poco; ne ha scritto già, molto bene, Paolo Ziliani; mentre altri ne hanno approfittato per scrivere di un premio assegnato alla razza piave. Mi interessa di più esaminare il vincitore, non foss’altro perchè quest’ultima onoreficenza lo indica come uno dei calciatori più forti del mondo, forse anche come un esempio. Tanto vale, dunque, andare a vedere chi è tale Fabio Cannavaro…

 

 

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