(repost) La nuova Stasi

repost da cicloweb. perche’ ne vale la pena.

A leggerle tutte si passa una gioiosa mezz’oretta a cercare di capire perché mai uno sport bello, popolare, rusticano come il ciclismo sia finito a questo punto. E non saranno le risate per certi suggerimenti della WADA (la raccomandazione 10 sulle toilette è irresistibile, ma anche la 32 sulle bevande incustodite è notevole) a sciogliere l’amarezza. Si può solo prendere atto di tutto ciò, alla luce della convinzione che l’antidoping, lungi dallo svolgere un ruolo di servizio, complementare, tende a prendersi la scena, in un contesto ipernormato in cui anche un telo di recinzione diventa oggetto di indicazioni pararegolamentari (vedasi raccomandazione 11).
Un contesto più simile al vetusto PCUS, che pretendeva di tenere tutto sotto controllo, col risultato di rendere la vita impossibile ai controllati (in quel caso l’intera popolazione sovietica); su questo punto, in effetti, sembra che per i corridori non siano ancora stati esplorati i limiti a cui si può spingere la longa manus dei test. Perché, occhio alla raccomandazione 18, la WADA apre le porte anche a controlli da svolgere in orari meno prevedibili (o – a seconda di come vogliamo tradurre quel testing in less acceptable hours – in orari inaccettabili). Nessun dubbio che il ciclismo, come al solito, faccia da cavia e si sottoponga a pratiche che ovunque verrebbero chiamate col giusto nome di sopruso (solito esempio: “Immaginate se un calciatore venisse svegliato in piena notte per un controllo antidoping il giorno prima del derby e bla bla bla”).

Un altro giro di vite, auspicato e passibile di essere realizzato, che non risponde all’atavica domanda: tutto ciò serve realmente a estirpare il fenomeno doping dallo sport? Altra domanda atavica: usque tandem? Fino a quando il ciclismo dovrà essere l’avanguardia del più spericolato antidoping?

A margine di ciò, la riflessione su quanto l’antidoping sia sempre più un grosso business che coinvolge sempre più persone, addetti, supervisori, commissari, oltre che strutture sempre più sviluppate. Sì, lo chiameremo l’antidoping del sempre più.

Qui di seguito, le 57 raccomandazioni (di quelle abbiamo parlato fin qui) che la WADA elargisce all’UCI dopo che il Tour de France è stato monitorato da una squadra di osservatori indipendenti. Tali raccomandazioni sono raccolte in un più ampio documento visibile qui in inglese.

A beneficio del lettore, un po’ di legenda: IO sta per Independent Observer (ovvero il team della WADA che ha supervisionato il Tour 2010); DCO è il Doping Control Officer, ovvero il commissario antidoping dell’UCI; TDP è il Test Distribution Plan, ovvero il piano dei controlli che verranno effettuati in un GT, stilato in genere alla vigilia (esempio: saranno controllati ogni giorno il vincitore della tappa, la maglia gialla, tot corridori sorteggiati, eccetera). ABP è semplicemente il Passaporto Biologico.

1. Il modello audit del programma IO dovrebbe essere il formato utilizzato per tutte le missioni IO in futuro. La comunicazione quotidiana e il feedback tra il Team IO e la rispettiva organizzazione antidoping permette di migliorare costantemente il programma antidoping durante tutta la manifestazione.

2. Data la rilevanza del Tour de France, i colloqui di mediazione devono essere pianificati come una questione di urgenza tra l’UCI e la AFLD per stabilire come le parti potrebbero collaborare più strettamente per il Tour del 2011. Se una delle parti non è disposta a impegnarsi in tali colloqui poi la WADA dovrebbe intervenire e fungere da facilitatore per tentare di risolvere tale situazione di stallo.

3. Un membro del personale antidoping dell’UCI dev’essere fisicamente presente per tutta la durata del Tour, per fungere da collegamento con l’ufficio UCI, fare da team manager per le molte persone che partecipano all’attuazione del programma antidoping, e controllare tutti gli aspetti del programma antidoping.

4. Gli “Chaperones” (accompagnatori) devono alloggiare nella stessa (o la più vicina possibile) città dei DCOs, in modo da accrescere la capacità della squadra nel suo complesso di reagire rapidamente ed efficacemente alle missioni di prova sia al mattino presto che a tarda sera.

5. Gli “Chaperones” dovrebbero essere formati all’inizio del Tour in merito al processo formale UCI per la registrazione di comportamenti inappropriati, in modo che siano preparati ad affrontare tali situazioni.

6. L’UCI dovrebbe considerare le implicazioni dell’utilizzo di commissari (in pensione o ancora attivi) come DCOs, e se continuare con questa prassi garantisce una formazione specifica dei commissari stessi. in modo da assicurare che il giusto equilibrio di comfort, autorità e indipendenza sia presente durante il controllo antidoping.

7. L’UCI deve garantire che gli orari del personale per l’antidoping prevedano sufficiente tempo libero da test e amministrazione, in modo da consentire loro di espletare le diverse esigenze di lavoro nel Tour e per mantenere il personale ‘fresco’.

8. L’UCI deve assumersi la piena responsabilità per la nomina degli ispettori medici per i grandi eventi UCI in modo da garantire che il personale di raccolta dei campioni abbia le necessarie capacità, qualifiche ed esperienza in materia di antidoping e sia vincolato da accordi di riservatezza idonei.

9. Siccome accompagnatori, DCOs e ispettori medici sono tenuti a lavorare a stretto contatto, e visto che il successo del programma di test si basa sull’integrazione del lavoro di tutti, dev’essere attuato un briefing formale quotidiano tra i vari funzionari.

10. A causa dell’angusta conformazione delle sale per i controlli, e in base alla necessità di garantire che il “rilascio” del campione sia osservato in modo adeguato, dovrebbero essere messi degli specchi sulle due pareti solide della toilette ad una altezza adeguata per facilitare l’osservazione degli ispettori medici.

11. Come estensione della zona d’attesa, una tenda dovrebbe diventare una caratteristica standard della postazione per tutti gli eventi futuri in cui il camion sarà utilizzato per il controllo antidoping. Inoltre, la recinzione perimetrale che circonda la postazione di controllo antidoping dovrebbe essere coperta con un tipo di tessuto progettato per fornire la privacy per i corridori selezionati per il test (col suggerimento di utilizzare lo spazio sul tessuto per promuovere lo sport pulito).

12. Dove possibile, la postazione antidoping dovrebbe essere situata a metà strada tra il traguardo e la fine della zona riservata agli accreditati post-traguardo, per favorire il flusso dei ciclisti al controllo antidoping.

13. La buona pratica osservata dall’organizzatore dell’evento (in questo caso ASO) di contribuire finanziariamente ai controlli preventivi dovrà continuare, e l’UCI e le altre Federazioni internazionali dovrebbero instaurare tali rapporti con altri organizzatori di eventi importanti per sostenere i programmi antidoping nei rispettivi grandi eventi.

14. L’UCI deve continuare a investire tempo e denaro nel Passaporto Biologico dell’Atleta (ABP), programma che ha il potenziale di cambiare radicalmente il modo in cui l’UCI (e le altre organizzazioni antidoping), conduce il suo programma antidoping.

15. L’UCI e la WADA dovrebbero prendere in considerazione i tempi di rilascio dei dati ABP ai corridori, per garantire che l’UCI abbia il tempo di analizzare a fondo e agire di conseguenza su tutti i profili che meritano ulteriori indagini, e dando anche allo stesso ciclista la possibilità di guardare il proprio profilo personalizzato.

16. Il percorso di intelligence che passa dalla WADA attraverso il Team IO dovrebbe essere usato come ultima risorsa, nel senso che tali test dovrebbero essere condotti attraverso un rapporto diretto tra le rispettive organizzazioni nazionali antidoping e le Federazioni Internazionali.

17. L’UCI dovrebbe prendere in considerazione la nomina di ulteriori DCO e ispettori medici al Tour per consentire che due squadre lavorino separatamente sui test a sorpresa e i controlli post-tappa.

18. Con la qualità e la quantità elevata di intelligence a disposizione dell’UCI, è fondamentale che in futuro un approccio più variegato, mirato e aggressivo per la cattura dei corridori che barano sia una priorità per l’UCI. Ciò dovrebbe includere, ma non esclusivamente, un aumento del numero di test antidoping (piuttosto che dell’ABP), lo svolgimento dei controlli in orari meno prevedibili, con una maggiore possibilità di individuare sostanze e/o metodi con finestre di rilevamento breve; inoltre dovrebbe essere significativamente limitato l’uso del sorteggio per i corridori da sottoporre a test antidoping, in modo che tutti i controlli si basino su informazioni di intelligence, e/o sulle prestazioni durante la gara (o almeno il sorteggio dovrà essere basato sulla storia dei precedenti test antidoping).

19. I controlli mirati devono sempre includere una valutazione delle varie analisi che il laboratorio è in grado di condurre, comprese quelle “nuove” per lo sport. Durante il Tour gli screen devono abitualmente includere l’analisi EPO.

20. Per sviluppare ulteriormente le sue capacità di intelligence, l’UCI dovrebbe prendere in considerazione i vantaggi dell’attuazione di un programma di Steroid Profiling.

21. L’UCI dovrebbe continuare a utilizzare un metodo sicuro di trasmissione del TDP ed inoltre studiare la fattibilità di comunicazioni criptate che dovrebbero essere richieste all’UCI per trasmettere il TDP in rete.

22. I DCO non dovrebbero svelare se sono previsti controlli per altri corridori durante la stessa occasione o di quella stessa giornata, visto che questa informazione è riservata ed esercita un forte effetto deterrente.

23. Quando possibile, la squadra antidoping per controlli a sorpresa dovrebbe arrivare in una macchina senza riferimenti/simboli del Tour, che non sia facilmente identificabile come tale. Inoltre i DCO, gli ispettori medici e gli “Chaperones” dovrebbero essere incoraggiati a vestirsi normalmente, senza abiti del Tour, ed usare le loro carte d’identità come mezzo di identificazione per la reception ed il personale dell’hotel.

24.Quando si effettuano controlli la mattina presto o la sera tardi i DCO, gli ispettori medici e gli “Chaperones” dovrebbero avere tutte le informazioni prima di arrivare nel luogo della missione e tutti i documenti redatti in modo da poter entrare immediatamente nell’hotel e proseguire dritto per informare i corridori selezionati.

25. L’incarico per le squadre di compilare le liste delle camere continua, e l’UCI deve rendere obbligatorio per i team che questa lista dettagliata per i funzionari dell’UCI venga consegnata, come minimo, alla reception dell’hotel.

26. “Chaperones” e DCO procedano direttamente verso le camere dei ciclisti per informarli, e solo dopo informino il medico della squadra di tali controlli. La procedura dovrebbe essere spiegata alle squadre prima del Tour, al fine di evitare eventuali reazioni avverse e commenti da parte dei medici delle squadre.

27. Gli Chaperones devono sempre confermare il nome del corridore richiedendo l’identificazione fotografica immediatamente prima della notifica. Inoltre, a conferma dell’identità del ciclista, gli “Chaperones” dovrebbero richiedere al corridore di apporre la sua firma nella sezione della notifica sul modulo di controllo antidoping nel più breve tempo possibile e prima che il corridore stesso entri nella stanza dei controlli.

28. L’UCI richieda che la licenza di corridore rilasciata dalla Federazione Nazionale includa una foto autenticata del corridore in modo che la licenza possa essere usata come mezzo di identificazione durante il controllo antidoping.

29. Quando si richiede una stanza per esaminare corridori di più di una squadra questi non dovrebbero aspettare tutti nella stanza dove avvengono i prelievi di sangue e urine. I corridori dovrebbero aspettare fuori o in un’altra area in cui possano essere organizzati posti a sedere sotto la supervisione diretta degli “Chaperones”.

30. L’UCI dovrà discutere con la ASO su come possano essere fornite delle linee guida a tutti gli alberghi del Tour dettagliando la potenziale necessità di un locale per i controlli, e per ogni albergo di identificare (e consigliare al loro personale di conseguenza) in anticipo la stanza riservata alle attività di controllo antidoping.

31. I test fatti al mattino dovrebbero essere condotti sufficientemente presto per consentire la raccolta del primo campione di urina della giornata del corridore. Se la notifica avviene dopo che un ciclista si è svegliato e ha già urinato, e quindi se un campione non può essere fornito prima della partenza, un nuovo test mirato dovrà essere predisposto alla prima occasione disponibile.

32. Se una bevanda è aperta e lasciata incustodita, la miglior cosa da fare sarebbe assicurarsi che tale bevanda sia buttata via se è stata abbandonata dal ciclista che l’ha aperta. Lo “Chaperon” potrebbe contribuire a garantire che le bevande vengano eliminate se lasciate nell’area, o consigliare al corridore di riprendersi il suo drink.

33. Gli accompagnatori non devono mai, in nessun momento, fornire ai corridori bottiglie di liquido aperte, e in particolare quelli non aperte direttamente di fronte al ciclista.

34. Gli agenti di polizia nella zona post-traguardo di ogni tappa devono essere informati circa il ruolo dello “Chaperone”, il quale sarà fornito di un lasciapassare visibile, in modo da non essere impedito nello svolgimento del suo ruolo.

35. L’UCI riveda la regola e le pratiche relative alla pubblicazione della lista di notifica per il Tour e il riferimento alla lista sia rimosso per i futuri Tour; dove possibile, gli “Chaperones” partecipino a ogni manifestazione ciclistica che preveda test post-tappa.

36. Ove possibile, le informazioni di routine dovrebbero essere precompilate sul Modulo di Controllo Doping, in modo da poter essere confermate dai ciclisti in tempi rapidi.

37. Quando è fornito più di un campione parziale, ogni volta che in seguito viene fornito un altro campione parziale che non soddisfa il volume necessario deve essere combinato con il campione parziale esistente in un nuovo kit parziale, registrando il volume totale e che quindi il volume massimo di urina venga messo nelle provette A e B, piuttosto che limitarsi a registrare il volume minimo per ogni campione parziale.

38. La sala in cui il corridore starà dal momento della notifica al rilascio del campione deve essere attentamente controllata, e nei casi in cui tale periodo sia insolitamente lungo, dovrà essere redatta una relazione supplementare.

39. Ci dovrebbe essere l’obbligo di fornire agli ispettori medici le attrezzature adeguate in quantità sufficienti, e la possibilità di disfarsi dei rifiuti medicinali in loco, così come dovrebbero essere date loro istruzioni circa il successivo smaltimento dei medesimi rifiuti, ad opera di un’organizzazione certificata.

40. Al fine di accelerare e rendere più efficiente il processo, dopo che il ciclista ha verificato i numeri di codice dei campioni A e B e i sigilli sulle fiale, l’Ispettore Medico dovrebbe immediatamente attaccare le due etichette col codice alle due fiale contenenti il sangue da conservare.

41. L’UCI deve direttamente firmare gli accordi (e quindi essere responsabile del controllo del servizio fornito) con tutti i laboratori antidoping che verranno utilizzati per l’analisi dei campioni raccolti durante il Tour e fornire disposizioni per una rapida analisi dei campioni.

42. L’UCI consideri la prospettiva dello sviluppo di una politica standard riguardo la conservazione a lungo termine dei campioni per i suoi eventi di alto profilo come il Tour, basata su intelligence ed efficacia al momento della manifestazione.

43. Per migliorare ulteriormente il proprio programma antidoping, l’UCI dovrebbe prendere in considerazione la gestione “in proprio” delle udienze di primo grado in relazione a eventuali violazioni del regolamento antidoping al Tour, piuttosto che delegare le pratiche alle Federazioni Nazionali, come è pratica corrente.

44. L’UCI deve favorire nuovamente una discussione riguardante il Codice di Condotta per i team Pro Tour con l’intenzione di stabilire un Codice di accordo prima della prossima stagione dei Grandi Giri.

45. L’UCI richieda al DCO la compilazione di un modulo per ogni test effettuato (dopo corsa; e mattina/sera dei test) così può essere tenuto un archivio di tutti i test effettuati che possono essere tracciati e individuati immediatamente durante l’evento e non dopo che l’evento si è concluso.

46. I moduli dei controlli antidoping e tutti quelli parimenti rilevanti dovranno essere revisionati da un rappresentate dell’UCI su base giornaliera e le questioni derivanti da eventuali errori dovranno essere risolte immediatamente con il DCO responsabile.

47. Le selezioni dei corridori controllati, compresi quelli sorteggiati, devono essere registrate in un modulo sui criteri di selezione o su un rapporto quotidiano che il DCO compila al ricevimento delle istruzioni da parte dell’UCI per ogni sessione di test ed è quindi firmato dal DCO per scopi di monitoraggio e registrazione.

48. L’UCI utilizzi la sezione notifiche del modulo di controllo antidoping e fornisca cartelle impermeabile agli “Chaperones” per garantire che il lavoro d’ufficio si conservi in buone condizioni, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche.

49. Solo la persona che fa ufficialmente una notifica al corridore deve firmare il modulo “In-Competition Notification”, o la sezione notifiche del modulo di controllo antidoping; in tal modo, si identificherà chiaramente chi ha fatto la notifica al corridore.

50. L’UCI suggerisca agli “Chaperones” di essere solo responsabili per i dettagli di entrata e di uscita dei corridori che si devono sottoporre al test e loro rappresentanti, lasciando alla guardia di sicurezza il compito di essere unica responsabile per l’accesso della polizia alla zona della postazione antidoping.

51. L’UCI prenda in considerazione l’uso di un pass di accesso al controllo antidoping che gli “Chaperones” possano mostrare al corridore e al suo rappresentante al momento della notifica per aiutare la guardia di sicurezza ad identificare chi può entrare nella postazione del controllo.

52. La WADA deve confermare alle organizzazioni antidoping se esiste un obbligo di registrare il valore della Gravità Specifica del campione o se è sufficiente una risposta sì/no sul fatto che questo sia nei valori richiesti.

53. I corridori devono essere esplicitamente incoraggiati dai DCO ad elencare gli esatti prodotti (farmaci o integratori) di cui hanno fatto uso nel periodo indicato non solo riferendosi all’ADAMS, alle esistenti esenzioni terapeutiche o le dichiarazioni d’uso.

54. I DCO dovrebbero essere tenuti a fornire ai corridori spiegazioni adeguate circa il valore di dare il consenso ad utilizzare i loro campioni per scopi di ricerca. Inoltre, la WADA dovrebbe rivalutare l’obbligo degli atleti di dare in modo esplicito il loro consenso o no ad utilizzare i loro campioni a fini di ricerca, dato che l’atleta è tenuto a firmare la conferma che tutte le informazioni siano state date correttamente al termine di ogni sessione di esami.

55. L’UCI dovrebbe prendere in considerazione l’utilizzo del modello WADA “Chain of Custody Form” o elaborare un modulo specifico UCI per garantire che un resoconto completo delle proprietà del campione sia registrato tutte le volte.

56. L’UCI deve istituire un sistema più protetto per il trasporto sicuro di tutti i documenti in formato elettronico e vietare il trattamento non autorizzato (riproduzione, pubblicazione, ecc.) dei dati personali contenuti nella raccolta delle pratiche dei campioni.

57. L’UCI deve massimizzare l’occasione del Tour per promuovere i valori dello sport pulito e per aumentare la consapevolezza degli sforzi che si stanno facendo per tutelare lo sport del ciclismo dal doping.


Marco Grassi