The Day After

Cronaca in soggettiva della ripresa del campionato allo Stadio Olimpico di Roma:

strani giorni questi.
strani giorni per chi è abituato ad andare allo stadio dalla fine degli anni 70.
strani giorni per chi ha visto questo mondo cambiare, trasformarsi, chiudersi, alienarsi.
mi sveglio con la sensazione che non ho voglia di andarci.
mi capita sempre più spesso ma so bene che se rimanessi a casa sarebbe peggio. 
 

 

non riesco a vedere da casa la Roma che gioca all'Olimpico.
sono abituato ad andarci da quando sono piccolo.
da quando con mio padre ci alzavamo presto e alle 10.30 eravamo già al *tre fontane* a vedere la Roma primavera e poi di corsa all'Olimpico.
i miei fratelli invece più grandi di me, questo rituale, l'avevano già superato.
esco verso le 14. ormai non è più tempo di andare troppo prima.
arrivo 15 minuti dopo. un panino e un campari, da solo, poi mi avvicino al *primo filtro*.
un obbrobbrio architettonico che però, devo ammettere, ha allontanato gli scontri dall'area antistante.
dico allontanato, non eliminato, perché ora , quando capita, gli scontri avvengono semplicemente più lontano.
lì incontro qualcuno di curva che conosco.
facce normali, né deluse né preoccupate né altro.
probabilmente come me, semplicemente curiose di vedere cosa accadrà d'ora in poi ma probabilmente con la sensazione che qualcosa si è rotto.
per il prossimo anno si parla di dividere la curva in microsettori da 1000/2000 persone che significherà anche la morte della curva stessa.
questa enorme contraddittoria "piazza" di 10.000 persone smembrata e divisa in tante anonime parti.
una piazza piena di malavitosi e borgatari, tanti fasci e pochi compagni, gente tranquilla ed esagitati, tanti pischelli e pochi bambini.
la stessa piazza dove accanto a te ti trovi una signora, mamma e nonna, che tutte le domeniche parte dalla sua estrema periferia, sola, prendendo autobus, metro e trenino per reggiungere lo stadio. la stessa signora che si vede la partita accanto e in mezzo a gruppi di pischelli delle peggio zone di roma, che nonostante la marea di canne, tacitamente reggono il posto alla "signora".
arrivo e noto meno polizia del solito, dentro e fuori.
all'ingresso della curva, superato il tornello, ci sono alcuni stewart che controllano tessera e documento ogni tot persone.
vado in paranoia perché dallo scorso anno, obbligo del biglietto nominale, vado allo stadio con un altro nome.
nulla di rivoluzionario, solo il rifiuto di essere schedato e la soddisfazione di continuare a credere di poter fare come cazzo mi pare.
entro e fila tutto liscio. anche la perquisizione e' piu' blanda del solito.
ma l'aria e' diversa. io provo sensazioni diverse.
all'inizio della partita, durante il minuto di silenzio, parecchia gente si gira di spalle in curva, altri fischiano, ma tutto questo e' sopraffatto dagli applausi della maggior parte della gente. anche intorno a me, qualcuno fischia, qualcuno applaude, molti semplicemente in silenzio.
c'e' tanta indifferenza per tutto quello accaduto nei giorni scorsi.
*the show must go on* è stato detto e la maggior parte della gente sta continuando lo show, come se nulla fosse.
guardo distrattamente la partita.
la Roma non è brillante, il tifo c'è.
bandiere, stendardi, striscioni. gli stessi striscioni che a fine primo tempo vengono tolti in quasi tutto lo stadio.
il motivo, pare, per il sequestro di alcuni all'entrata.
neanche una torcia, neanche un fumogeno e neanche un bombone. niente.
la partita scivola via così, indifferente e con entusiasmi controllati.
i cori contro la polizia e i carabinieri, lanciati dagli ultras vengono prontamente fischiati dalla maggioranza.
evidentemente l'invito a "ribellarsi" è stato raccolto, ma passerà anche questo.
basterà un rigore non dato, una carica inutile all'esterno, cose del genere.
ad un certo punto però c'é qualcosa che mi ha fatto tornare il sorriso.
l'ironia della curva sud è qualcosa che è inimitabile e spesso ti fa superare ogni contraddizione.
in un'azione, un parmense frana sulla bandierina e la rompe.
parte il coro "sospendete la partita, sospendete la partita".
la gente ride, si rilassa e applaude se stessa.
con il risultato acquisito continuano i cori golardici che partono tutti dai fedayn:
"aggiustate il tabellone" (quello della nord è rotto dallo scorso anno!).
"un tabellone, c'è solo un tabellone" (dopo aver fatto lo stesso famoso coro per il capitano).
"Oh when the saint, go marchin' in, ma quanno more Platiniii".
ammetto di aver finalmente partecipato cantando e riso molto.
lo stadio è questo. è anche questo.
appiattirmi su un divano insieme agli amici non mi va.
se la devo guardare in casa, preferisco essere in massimo 3/4 persone.
il calcio è un evento collettivo allo stadio, altrimenti è solo uno sport che mi piace e che voglio guardare bene.
finiti i 3 fischi si corre tutti subito via.
sembra quasi che non sia successo niente.
c'è solo tanta confusione e attesa di capire cosa vorranno fare governanti e controllori di tutto questo.
quanto vorranno reprimere o prevenire.
infondo è una domenica come un'altra e la Roma ha vinto ancora.
torno a casa e mi chiamano:
"hai saputo delle polemiche in tivvu'?"
"no niente, non l'ho neanche accesa"
"stanno parlando tutti dei fischi all'olimpico"
"ah si?! ma sticazzi, io mi aspettavo di peggio oggi"
accendo il pc e trovo questa notizia on line:

/16:43 *Roma, Daspo per gli ultrà "voltati"
La polizia, che sta visionando le immagini delle telecamere a circuito chiuso dello stadio Olimpico, sta valutando la possibilità di applicare la misura del Daspo per tutti quegli ultrà che, durante il minuto di raccoglimento che ha preceduto Roma-Parma, hanno voltato le spalle al terreno di gioco. /

sono stupefatto, penso che stiano impazzendo tutti.
soprattutto governanti e controllori.
forse dopo 30 anni è il mio ultimo abbonamento.
qualcosa si è rotto.