Bene, ormai sono passate due settimane dai fatti di Catania e possiamo elaborare con una dignitosa prospettiva le loro conseguenze. Diciamo subito, così per non confondersi, che l'Italia si conferma una Repubblica delle Banane, dedita al trasformismo (ah, il caro vecchio Giolitti…) e all'emergenzialismo becero, giustizialista e ipocrita.
I fatti di Catania hanno scatenato l'inferno solo perché a rimanere ucciso è un rappresentante delle forze dell'ordine. Ben riassume questo punto di vista uno striscione doriano ieri: "I morti meritano tutti rispetto, anche quelli che vi dimenticate". Come di consueto in queste situazioni diventa tabù cercare di parlare del problema indipendentemente dai fatti. In tutto il marasma, il più ignobile dei personaggi del calcio italiano, Antonio Matarrese, è l'unico che getta a terra la maschera dell'ipocrisia, rivelando un ammirabile cinismo: "Lo spettacolo deve continuare". Ed è proprio questo che succederà.
Di fatto le conseguenze legislative dei fatti di Catania sono un decreto legge in alcuni passaggi palesemente incostituzionale (in quanto istituisce non solo un generico reato di opinione, ma anche pene comminate sulla base del sospetto, cosa palesemente contraria all'ordinamento giuridico per come lo conosciamo). Il dibattito politico riabilita la legge Pisanu che tutti avevano criticato, e che in assenza di idee migliori diventa magicamente un toccasana: stranezze delle mutazioni nelle opinioni politiche.
Le conseguenze pratiche sono quindi:
- applicazione della legge Pisanu tal qual, nonostante le critiche mosse per due anni: cancellazione delle deroghe e delle proroghe (ma le hanno decise i prefetti per non fermare la macchina economica del calcio a fine anno, mica i tifosi, soprattutto in conseguenza delle pressioni di sindaci e CONI che prendono circa un milione all'anno di affitto per stadio… mica bruscolini!); chiusura immediata degli stadi non a norma (ma apertura agli abbonati per Inter e Milan, che così non si riesca uno scontro tra Lega e Governo, in cambio dell'installazione dei famigerati tornelli); beatificazione del tornello (che ha in realtà l'unico effetto di rendere più lento l'ingresso allo stadio).
- ripresa del calcio dopo solo una settimana, piuttosto che niente a porte chiuse, ma con le dirette televisive (che garantiscono il 90 per cento degli introiti). C'è da notare come a breve cadrà anche questo velleitario tentativo di non perdere la faccia, dato che uno stadio vuoto fa scemare in fretta la curiosità per una partita (anche se vista in uno schermo).
- ampliamento del potere discrezionale delle forze dell'ordine nell'imposizione della diffida. Alla prima giornata ne abbiamo un esempio: un tifoso interista viene arrestato e diffidato fuori dal Bentegodi per aver gridato cori ingiuriosi alle forze di polizia; i tifosi romanisti che si sono voltati di spalle per protesta durante il minuto di silenzio vengono minacciati di diffida (uno mi dovrebbe spiegare in che senso questa cosa costituisce reato se non nel far rodere il culo alle ffoo).
- generale appiattimento del concetto di violenza su qualsiasi cosa che non sia stare sedut, guardare la partita e fare "ohhhhhh" al gol. Io penso che la coppia Melandri-Amato non sia mai andata allo stadio: io grido come un ossesso (e non vado in curva) e insulto a stecca arbitri e avversari, e spero bene di non trovarmi dei solerti stewart che mi propongono per la diffida solo perchè ho un approccio passionale (ma pacifico) al calcio. Perché la conclusione del dibattito moralista in corso è questa: chi grida "Saccani merda" è un criminale violento, va diffidato (per quale reato?) e possibilmente anche denunciato e condannato (al carcere sperabilmente). Nel frattempo in serie C si menano tutte le domeniche, ed è fin troppo facile ricordare come solo la settimana prima della morte di Raciti, Licursi siamo morto preso a calci in uno spogliatoio (e non siamo certo noi ad averlo definito un morto di terza categoria).
- divieto delle trasferte organizzate: con il risultato netto di un probabile aumento di accoltellati in tribuna da parte dei cani sciolti.
- focalizzazione di tutto il problema sul pericolo negli stadi quando tutti gli scontri di quest'anno e i feriti sono avvenuti fuori dallo stadio (tranne quelli dell'andata di Palermo Catania, se non sbaglio). In realtà è tutta una scusa per facilitare una transizione alla privatizzazione dello "spazio stadio" e al cosiddetto modello inglese (di cui nessuno sa nulla, ma di cui tutti si riempiono la bocca): in Italia significherà soltanto che le società faranno più soldi e che per il resto non cambierà niente (dato che cmq anche adesso allo stadio le famiglie ci vanno e come, nonostante gli anatemi del magico duo di ignoranti di calcio).
Se rileggete sopra, vi sfido a trovare un punto innovativo o che veramente affronti i problemi di cui tutti parlano a vanvera. Al solito in Italia, cambiare tutto a parole, per non spostarsi di un millimetro nei fatti dalla propria radice autoritaria e populista.